Ciao ragazze e ragazzi, ho fatto tardi quest’anno a comporre questi saluti e mi sono fermata a scuola ad ascoltare il silenzio senza le vostre voci, i corridoi vuoti, le aule disabitate.
Ho deciso che sto dalla parte di chi sbaglia. È troppo semplice accettarsi bravi, buoni, vincenti, giusti. Mi
piace chi fa errori: gli inciampi, le disattenzioni, non capire, non riuscire, balbettare, non trovare le parole,
scrivere senza doppie, confondere nomi e date. Mi piace quando sento lo sbaglio, la confusione tra le parole,
tra i gesti. E’ un istante delicato, c’è l’emozione, l’esperienza emozionale come unicità dell’umano a differenza
delle intelligenze artificiali (usando le parole di Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista francese).
L’errore cambia qualcosa, forse vorrebbe raccontare un’altra storia, crea un momento vuoto, un percorso
alternativo, forse una strada chiusa, eppure a me sembra che apra una porta, uno spiraglio, un angolo
nascosto, una crepa nel muro, un pensiero diverso…
Pasolini diceva: “…a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del
vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro
poco.”
Chi perde, chi sbaglia, chi si blocca…
Riprendere a vivere invece che funzionare, invece che essere prestazionali (come direbbe il filosofo
Byung-Chul Han, tra i pensatori più importanti dei nostri tempi), o dare diritto all’errore (come direbbe Daniela
Lucangeli, Psicologa docente all’Università di Padova, autrice di numerosi testi scientifici).
Riuscire ad applaudire l’avversario quando, al termine di una gara, perdiamo, non vinciamo. Con onestà, con
dignità, senza sentirci umiliati da una prestazione differente, senza sentirci sbagliati, monchi (come direbbe S.
e con lei tante di voi), senza sentirci falliti (come direbbe R. e con lui tanti di voi).
Ho scritto che “perdere non è fallire, è provarci” perché lo sto imparando insieme a voi ed è chiaro che la
scuola e la vita non sono gare. Allora dobbiamo smettere di usare parole inadatte. Vincere e perdere sono
termini relativi alle competizioni.
Per VITA e SCUOLA dobbiamo usare le parole giuste, quelle che descrivono bene i momenti, i
tempi, le esperienze: provare, sbagliare, riuscire, tentare, imparare, avere pazienza,
accogliere, soffrire, avere cura, avere paura, sentire, amare… e tutte quelle che vi vengono in
mente e mi racconterete dopo l’estate.
Buone vacanze.
Vi abbraccio e vi ringrazio, come sempre, grandi maestri.
Viva chi sbaglia!
Dott.ssa Ileana Colleoni
Sportello d’Ascolto
Luglio 2023
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