Entra e si muove senza far rumore. Mi colpisce subito questo suo essere silenziosa, leggera, delicata nel movimento e anche nella voce.
Biondissima, occhi cielo velato, pelle trasparente. Poca mimica facciale, spesso il viso resta inespressivo, ma lo sguardo penetra, è profondo. Mi ricorda l’esperienza con i miei figli appena nati, il primo sguardo occhi negli occhi: senza una chiara espressione del viso e quello sguardo diretto dentro, che arriva a toccare là, sul fondo.
Celine è arrivata in Italia dopo anni vissuti altrove, in diversi posti nel mondo, accompagnata da parenti vari. Solo da qualche anno vive con i genitori che conosce poco.
Porta un peso, un limite, come dice lei: prova poche emozioni. Mi racconta che se ne accorge soprattutto quando le amiche e gli amici ci restano male delle sue distanze. Non riesce a fare diversamente: quando qualcosa la infastidisce, si ritira, pronuncia ancora meno parole, non risponde ai messaggi, evita i contatti.
Per lei è semplice restare invisibile, è un “gioco” che faceva da bambina. Quando veniva sgridata poteva restare giorni senza parlare, si muoveva piano, non guardava in faccia nessuno, non faceva alcun rumore e semplicemente scompariva. Solo la nonna sapeva come raggiungerla in quello scrigno silenzioso in cui si rintanava, la nonna che non smetteva di parlarle anche se lei non rispondeva, che la capiva solo guardandola, anche se lei restava girata di spalle. La nonna giocava a indovinarle i pensieri e, quando ci riusciva, il patto era che Celine ricominciasse a parlare e così accadeva.
C’è silenzio, guardo Celine e lei mi guarda senza più dire nulla. Le chiedo dove sia adesso la nonna, non arriva nessuna risposta. Celine ora guarda a terra. I capelli le coprono parzialmente il viso.
Il racconto di come la nonna non la lasciasse sola nel suo silenzio, mi suggerisce di continuare. Le dico che immagino sia stato molto forte il legame affettivo con questa nonna così presente nella sua vita e così capace di starle vicina. Aggiungo anche che credo che le sue emozioni si nascondano come faceva lei da bambina, ma credo abbiano voglia di essere scoperte…
Celine alza la testa e posiziona nuovamente lo sguardo al centro del mio, con quel modo diretto e ostinato da oltrepassare qualsiasi protezione. Mi dice che non è stata solo una nonna, ma anche una mamma… sua mamma. Lo dice inclinando la testa leggermente a destra e la voce si increspa di un magone trattenuto, soffocato. Mi commuove. Restiamo a guardarci per qualche minuto, il silenzio è cambiato e qualcosa si è mosso.
Mentre ci salutiamo, il viso di Celine si apre in un sorriso sorprendente, resto impressionata e penso sia il suo modo speciale di dirmi che tornerà.
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